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Aiut Alpin Dolomites » Storia

La tradizione del soccorso

II soccorso in montagna nacque con l'avvento dell'alpinismo, la cui storia nelle Dolomiti iniziò negli ultimi decenni del 1800. Il primo intervento di soccorso in Val Gardena, di cui si ha una attendibile documentazione, risale al 1898, nel gruppo del Sassolungo, dove il noto alpinista inglese Norman Neruda precipitò mentre guidava una cordata sui camini Schmitt delle Cinque Dita. Nonostante il sollecito recupero, che impegnò duramente le due guide gardenesi Fistil e Pescosa, Neruda morì pochi giorni dopo e venne sepolto nel cimitero di Ortisei. Nei primi decenni del 1900, in particolare dopo la prima guerra mondiale, gli incidenti divennero sempre più numerosi. In quel periodo erano ancora le guide alpine a impegnarsi in prima persona per portare aiuto, sulle loro gesta e vicissitudini sono innumerevoli i racconti e gli aneddoti che ci vengono tramandati. Ferdinando Glück, una delle guide più attive di Selva, sosteneva di aver portato giù dalla montagna, "tra vivi e morti", ben 76 persone.

Negli anni Cinquanta l'alpinismo dolomitico decollò decisamente e, da attività di élite, divenne un fenomeno di massa. Di pari passo aumentarono gli incidenti, tanto che le poche guide alpine in servizio non furono più in grado di far fronte al recupero degli infortunati. Ben presto i giovani alpinisti delle valli dolomitiche compresero che era loro dovere offrire un contributo e si organizzarono adeguatamente. Seguendo gli esempi di alcuni centri della Regione e della vicina Val di Fassa, nel 1954 venne fondata la squadra di Soccorso alpino della Val Gardena, affiliata sia al Club Alpino Italiano, sia all'Alpenverein Südtirol. Decine di squadre analoghe nacquero negli anni successivi nelle Dolomiti e nelle altre valli della Provincia.

Un particolare determinante in Val Gardena fu il costituirsi, contemporaneamente alla squadra di soccorso, del gruppo alpinistico dei Catores. Parecchi aderenti a questa associazione diventarono alpinisti ad alto livello, compiendo numerose imprese di estrema difficoltà nelle Dolomiti, nelle Alpi Occidentali, nelle montagne dell'Himalaya e del Sudamerica. Fu naturale che i Catores prendessero in mano l'organizzazione e la direzione dei soccorsi. II loro contributo fu decisivo per la squadra di Soccorso alpino della Val Gardena che, insieme con quella della Val di Fassa, divenne una delle più note e conosciute di tutta la zona dolomitica.

La tecnica degli interventi subì nel dopoguerra una rapida evoluzione. In origine il recupero degli infortunati avveniva con l'utilizzo dei normali attrezzi da scalata, cioè corde, chiodi e moschettoni. Negli anni Cinquanta si resero disponibili nuovi equipaggiamenti, studiati appositamente per il soccorso su grandi pareti rocciose. L'innovazione più importante fu la sostituzione delle corde di canapa o manilla con sottili cavetti d'acciaio. Giuntando questi ultimi per molte centinaia di metri, ci si poteva calare lungo intere pareti ed eseguire recuperi fino allora ritenuti impossibili. Queste nuove tecniche richiesero l'impegno di più persone e un miglior addestramento della squadra, cosa che portò a una maggiore unità del gruppo e un forte legame di solidarietà e amicizia tra i vari componenti. Fu questo spirito, maturato fra i maglioni grigi dei Catores, che portò all'impiego dell'elicottero e alla fondazione di Aiut Alpin Dolomites.

 


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